Un dono offerto da Madre Natura...
Da quando l’uomo in epoca recente si è interessato al giardino e all’ibridazione ha dovuto ricorrere alle specie botaniche per creare nuove varietà. Detto questo non c’è rosa al mondo che non abbia nel suo DNA una rosa botanica!
Le rose botaniche sono le rose originarie e durante la formazione del pianeta sono sopravvissute a catastrofi e cataclismi, terremoti e alluvioni. Le forti irte spine sono state una difesa contro i predatori così come le tinte accese e le fragranti corolle le hanno rese attrattive per gli insetti impollinatori che, conseguentemente ne hanno permesso la riproduzione. Le bacche turgide e longeve sono state cibo per l’uomo contribuendo all’evoluzione della specie grazie alla vitamina C di cui sono ricche.
Fu amore a prima vista!
Il primo incontro con le rose botaniche è stato tanti anni fa visitando il Roseto Carla Fineschi di Cavriglia dove sono molto ben rappresentate. Con mio marito Arnaud ne fummo subito catturati e all’istante decidemmo che non avremmo potuto farne a meno.
Le circa 40 specie di rose botaniche presenti oggi in vivaio sono originarie di Cina, Giappone, Asia, Europa e America e ognuna ha una qualche particolarità che la distingue:
- la bacca nera della spinosissima Altaica
- il fiore a 4 petali che copre i rami ancora privi di vegetazione della Sericea Pteracantha
- il profumo d’incenso della Primula
- il colore giallo sgargiante della Ecae Hellen Knight
- giallo e arancio elettrico delle Foetida lutea e Bicolor
- la spina a forma di ala gigante traslucida della Pteragonis Cantabrigensis
- la bacca di ceralacca rossa turgida e longeva delle americane Virginiana e Carolina Linneaus
- il carattere elegante e espansivo della spin. Double White
- la tinta rosa porpora e il profumo della spin. Single Red
Qualità e virtù.
Ma oltre a queste caratteristiche che immediatamente spiccano, tanti altri aspetti caratterizzano la rosa botanica:
- il portamento spontaneo, allargato, ricco e frondoso
- il fogliame spesso piccolo a ricordare la felce, argentato, scuro, glauco, sano e senza imperfezioni
- l’eleganza delle fioriture a cinque petali con stami pronunciati, irresistibile richiamo per bombi, api, farfalle che come in tutte le fioriture uniche primaverili è spettacolare e prorompente
- il profumo dolce e pungente, agrumato, d’incenso o speziato
- la rusticità e resistenza a qualunque patogeno
- il carattere autonomo e indipendente
Questa varietà di rose sono poco conosciute e poco impiegate nei giardini e il carattere spontaneo che le distingue non poteva andare in sintonia con l’idea del giardino formale all’italiana.
Oggi, grazie a un nuovo modo di interpretare il paesaggio e il giardino, le rose botaniche possono essere rivalutate e trovare lo spazio che meritano nel giardino naturale e a bassa manutenzione contribuendo al mantenimento della biodiversità.
Descrizione esauriente. Mi è servita.
Cara Cecilia
tempo fa, eravamo ancora in inverno, mi hai inviato delle rose. Ci siamo sentite, mi hai dato dei consigli, abbiamo parlato un pò. Ho sentito una donna fiera del suo lavoro, preoccupata di questa situazione che tutto ha travolto e tutto stravolge, Ti ho trovata in un momento quasi di paralisi, quando si percepisce il cambiare, violento, delle cose e si sa che oltre che resistere occorre pensare diversamente, organizzare lavoro e vita in un nuovo modo, ma ancora non si sa quale. Mi hai parlato di idee, di tentativi appena imbastiti, con tanto timore ma altrettanta determinazione. Poi sono arrivate le rose. Un pacco bellissimo, accuratissimo, corredo di viaggio di anime delicate. Ho capito che ce l’avresti fatta, che la volontà, l’amore, avevano preso il posto della moltitudine di dubbi, ansie, paure. Magari non di tutte, ma quasi. E poi leggo le lettere, vedo il lavoro, le rose che, ignare di tutto tranne che della cura e dedizione, piano piano si aprono al sole e allora….
A presto Cecilia, appuntamento in uno di quei posti che, come le rose, torneranno a fiorire. E di sicuro avrò con me i due euro che ti devo
Mi piacciono per utilizzarle come siepe. Peccato che manca la Sericea Pteracantha. Bisogna aspettare l’autunno…