Parole chiave per il giardino di oggi proiettato al domani: una ri-lettura utile e necessaria per tutti gli amanti del pianeta.
Di Cecilia Lucchesi
Sono tornata da una tre giorni di conferenze e incontri sul tema del giardino mediterraneo e della crescita Green-Grow together. Concetti ampi e variegati suscettibili di soggettive interpretazioni, ampiamente trattati dai numerosi relatori che si sono alternati sul palco del teatro sociale di Bergamo e Sala Piatti.
In questo articolo riporto la mia voce sui concetti che ritengo fondamentali e che sono emersi durante il convegno.
Come operatori del verde abbiamo un ruolo di fondamentale importanza per incidere in modo sostenibile e lungimirante sulla pratica del fare e del pensare il paesaggio sia esso sotto forma di aree urbane e ampi parchi ma anche di giardini privati. Una sintesi che è emersa da diversi interventi è racchiusa nello slogan “piantare le piante giuste al posto giusto” un concetto che può sembrare banale e scontato anche se in realtà contiene significati innovativi e rivoluzionari.

Valerio Miragoli, giovane paesaggista che opera principalmente a Ibiza e le isole Baleari sostiene che il concetto di giardino paradisiaco, il giardino sexy o appealing non è più facilmente perseguibile a meno di adottare i vecchi cliché che obbligano a interventi sulla qualità del terreno alterando la sua naturale conformazione e apporto di acqua laddove il clima e disponibilità non lo permettono. Il concetto di pianta giusta al punto giusto come sottolinea la botanica francese Veronique Mure (nel contesto giardino Mediterraneo) suggerisce un atteggiamento rispettoso e non interventista dove il suolo non viene pressoché toccato, dove piccole piante sono inserite e bagnate solo al momento dell’impianto e non vengono viziate, dove si pianta largo aspettando che le queste prendano tutto il posto a loro congeniale, dove a causa della scarsità d’acqua le infestanti difficilmente potranno prosperare e propagare, dove il seme prodotto dalle piante inserite avrà modo di radicare con i tempi e nei modi necessari, dove il giardiniere sulla base di esperienza e sensibilità potrà decidere quale seme mantenere e quale no.
Di conseguenza il piantare fitto, il tutto e subito e pronto effetto sono concetti da dimenticare nel vocabolario del giardinaggio sostenibile.

Secondo Martin Rein Cano autore dell’installazione di Piazza vecchia di Bergamo il concetto di sostenibilità contiene un forte messaggio sociale: Involvement temporality e Durability. Il suo intervento ha fatto tanto discutere perché è di un’estetica rigida e poco bella, poco appealing. Una piramide con pali innocenti invasa di piantine da riforestazione certo non rappresenta un bel giardino come ci saremmo aspettati da parte del paesaggista votato a rappresentare il tema del Grow together.
È bastato immergersi con semplicità e senza preconcetti né animo giudicante per apprezzare la grandezza dell’opera: l’albero al centro dell’agorà, l’albero al centro del luogo deputato all’incontro, alla socialità, l’albero motore e pulsazione di vita, l’albero risorsa e salvezza del futuro, l’albero che potevi anche prendere e portare nel tuo giardino come suggerimento a responsabilizzarci per il compito determinante che ognuno di noi può e deve assumersi a difesa del pianeta.
GROW TOGETHER
Ispirarsi alla natura riprodurre i suoi effetti prediligere piante autoctone o piante esotiche provenienti da paesi con condizioni simili, prediligere fioriture semplici di piante spontanee alle fioriture composita e complesse delle orticole semplicemente perché più gradite agli impollinatori. Lasciare le foglie al suolo per la decomposizione o come pacciamatura naturale e a costo zero, prediligere coperture inerti come ghiaia sassi sabbia, ammirare la farfalla ma anche il bruco che si ciba delle foglie, tollerare cali estetici estivi del cisto o della phlomis che chiudono le foglie per proteggersi dal sole e risparmiare acqua, vivere il periodo estivo come uno stato di dormienza invertita all’inverno, sviluppare una affettività con il giardino e le piante anche nelle piccole imperfezioni e mutazioni.
Diventare protettori delle piante e della natura ed evitare di controllarla, essere noi stessi natura, il ritorno di uccelli insetti piccoli roditori sono un segno per capire se il giardino è realmente in equilibrio. l’estetica non è più sufficiente e non è il fine a cui tendere, cerchiamo di non beautifulizzare il giardino, facciamo sostanza e durabilità.

Dalla tre giorni esco rafforzata, motivata e stimolata nel lavoro di progettista giardiniera. mi auguro di riuscire a trasferire questi e altri concetti emersi al meeting ai miei clienti e incamminarci insieme nell’unica direzione possibile sostenibile del Grow the Planet – Grow Together, nel “Io sono natura” come recita in tutte le lingue dal giapponese al danese, dall’italiano al francese la cilena paesaggista filosofa Teresa Moller, o con le parole del geniale e anticonformista Peter Korn “giving plants what they want”
Ringrazio Arketipo e Valfredda per l’organizzazione e l’accoglienza.
Io sono natura – by Cecilia
BELLO, IO SONO NATURA,
mi associo!
Grazie Cecilia, articolo chiaro e istruttivo. È vero che dobbiamo far crescere piante che siano felici di stare là. Amo moltissimo le rose : ne avevo tante ( 200/250). Queste ultime estati torride me le hanno decimate e se pur con grande dispiacere, ho deciso di non piantare più rose: cerco di “convertire ” il mio grande spazio fiorito da regno delle rose a spazio con piante che possano trovare il giusto habitat per il loro e per il mio piacere.